“Una raccolta dei paesaggi fine-ottocenteschi di una città in parte diversa e in gran parte immutabile”. Così l’editore Attilio Wanderlingh definisce la ricca serie di foto, molte inedite, contenute nel suo ultimo volume, “Napoli com’era”, pubblicato da Intra Moenia. Un viaggio a ritroso, nel bianco e nero di oltre un secolo fa, tra i vicoli, le piazze e le contraddizioni di una città che ha appena perso il suo ruolo di capitale del regno borbonico, e si trova ad affrontare quotidianamente le sue problematiche e piaghe urbanistiche, destinate ad accrescersi nei decenni successivi. Le immagini non si limitano quindi tracciare un profilo nostalgico o stucchevole del glorioso passato che fu, quanto piuttosto a documentare la storia dei mutamenti urbanistici di Napoli, i suoi luoghi, i personaggi. Gli scatti, provenienti dagli Archivi Alinari, Storia Patria e dalla collezione De Angelis e Lieta Nicodemi, abbracciano un arco di anni dalla fine dell’Ottocento, poco dopo il termine dei lavori del Risanamento, ai primi del Novecento (ben prima quindi della speculazione edilizia negli anni Sessanta che ha devastato molti quartieri partenopei, inondandoli di cemento). Tra le immagini esposte, una veduta del “nuovo” corso Umberto alle spalle della vecchia stazione di piazza Garibaldi (abbattuta alla fine degli anni Cinquanta), via Caracciolo senza colmata e una veduta della Torretta, su una riviera di Chiaia ancora sterrata e attraversata da carri e tram. In questa foto, una classica immagine di panni stesi. (paolo de luca)